Mi chiamo Pascucci. Sono di origini italiane. Sono nato in Italia, vicino a Pesaro, a Sant’Angelo in Lizzola per la precisione. È una piccola, bella collina, che ho avuto occasione di rivedere da adulto. I miei genitori sono venuti in Francia, per primo mio padre, grazie al contratto di manodopera operaia stipulato dopo la prima guerra mondiale tra Francia e Italia. Questi contratti offrivano l'opportunità agli antifasciti italiani di poter partire legalmente, evitando così arresti e prigionia. Non ricordo esattamente quando mio padre arrivò, ma l'ondata migratoria avvenne tra il 1921 e il 1922, ed io sono nato nel 1923. Abbiamo raggiunto mio padre, mia madre ed io, io avevo sei mesi, e siamo venuti a Naterre. Da allora abito a Nanterre. Tra poco saranno 83 anni che abito a Nanterre. Sí, mio padre era comunista e antifascista. Si è tesserato al Partito Comunista francese dopo aver ottenuto la cittadinanza. Aveva fatto domanda di naturalizzazione nel 1930 perché senza cittadinanza non gli riusciva facile trovare un lavoro. Io andavo a scuola a Nanterre, presso quella che all'epoca si chiamava "Ècole de la République". La scuola si trovava dove oggi è situata la sede universitaria di Paris X. Lì ho frequentato le scuole fino ad ottenere il Certificat d’Etudes, all'età di 13 anni. Per compiacere il professore che desiderava che continuassi gli studi, ho fatto l'esame di ammissione alle scuole superiori, ma il suo desiderio non coincideva col mio. All'epoca mio fratello era appena nato, mia madre non lavorava, era malata, andavamo spesso dal dottore, soffriva di una malattia cardiaca, e mio padre era un operaio, quindi non eravamo ricchi. Ero combattuto tra il voler aiutare la famiglia lavorando e il desiderio di essere libero, di emanciparmi. Quindi ho cominciato a lavorare all'età di 14 anni. Eravamo già in un periodo di crisi, parliamo del 1937-1938, c'era anche molta disoccupazione. Ho fatto un po' di tutto, non avendo deciso per un apprendistato in particolare. Ho lavorato in una fabbrica di giocattoli, ho scaricato merci dalle barche della Senna… Non eravamo troppo selettivi, ai tempi, l'importante era trovare un lavoro, ci si adattava a tutto.
Durante le elezioni del 1935, il governo reazionario di Nanterre fu sostituito da un governo comunista. Durante le elezioni c'erano sempre incontri nei quartieri. Questi incontri erano chiamati “Le compte rendu des mandats”. Mio padre mi portava spesso con sé. Io partecipai agli incontri per le elezioni dove Waldeck Rocher vinse contro la Comte De Fels. Mio padre mi porto anche alla prima dimostrazione. Era chiamata “Wall of the Confederates” in memoria del Comune di Parigi (1870/71). Ricordo che alla dimostrazione incontrai la mia insegnante, una giovane socialista. Io facevo parte del Movimento Giovani Comunisti. Fino all'inizio della guerra, e alla proibizione del Partito Comunista, ero responsabile della distribuzione del giornale “l’Avantgarde” Il Partito Comunista fu proibito dopo il trattato di non aggressione tra Hitler e Stalin (1939). Il trattato fu visto dalla popolazione in maniera molto negativa e venne usato come propaganda dal Governo Francese. Quando distribuivo volantini, qualche volta venino insultato dai lavoratori.
All'inizio, ci conoscevamo tutti. Quando i primi furono arrestati capimmo che avevamo bisogno di una nuova struttura organizzativa. Ciò non era appunto per Nanterre. Non eravamo abituati a lavorare o a organizzarci clandestinamente. Le istruzioni ricevute dalla Gioventù Comunista o dal Partito Comunista erano di coordinarsi in triangoli. Dovevamo riunirci in gruppi di tre compagni. In caso di arresto sotto tortura avremmo potuto confessare solo due nomi. Uno dei tre era responsabile. Abbiamo creato una specie di ragnatela, con questi triangoli, a tutti i livelli organizzativi. Questa era la struttura dell'organizzazione clandestina nel Partito Comunista, che poi si applicava ai cecchini e ai partigiani. Ci strutturammo per regioni e settori. Le regioni furono numerate (io ero nella regione 7) e poi c'erano i settori. Il nostro settore comprendeva tre o quattro comuni intorno a Nanterre. Uno dei nostri compagni aveva un grande garage a casa dei suoi genitori. C'era un piccolo magazzino dove abbiamo installato il nostro materiale. Con il nostro ciclostile a mano, producevamo volantini. I nostri capi ci davano i comunicati per la resistenza e noi riproducevamo e distribuivamo i volantini. Operavamo solitamente di notte, quanto di più pericoloso perché vigeva il coprifuoco dalle 22:00 alle 6:00 del mattino. Si poteva uscire solo con un Ausweis (lasciapassare) rilasciato dalla polizia o dai tedeschi. È strano a pensarci bene: oggi le nostre cassette sono piene di pubblicità, allora rischiavamo la nostra vita, rischiavamo di essere catturati, picchiati e torturati. Molti furono usati come ostaggi e fucilati. Questo fu il caso dei compagni, di cui ho parlato prima. Sono stati semplicemente fucilati dopo un'azione di resistenza. Quelli che dicono di non aver avuto paura in quel periodo, sono stupidi o bugiardi. O non hanno fatto niente. Non appena entravi nella resistenza, c'era sempre il pericolo di essere arrestati, con tutte le conseguenze. Nel nostro dipartimento di polizia bastonavano le piante dei piedi di chi veniva arrestato. Alla domanda sulla vita quotidiana, rispondiamo che tutta la popolazione francese, eccezion fatta di una minoranza che ha approfittato della situazione e si è occupata del mercato nero, soffriva la fame, mentre oggigiorno gli studenti possono comprarsi il cornetto al cioccolato dal panettiere davanti la scuola senza problemi. A quei tempi ci veniva concesso un pezzetto di pane al giorno, o 90 grammi di carne a settimana. Avevi bisogno di una tessera annonaria; altrimenti eri costretto a comprare al mercato nero. I nazisti razziarono tutto in Francia. La Francia era stata autosufficiente grazie alla sua agricoltura e industria. Ci hanno portato via ogni cosa, tutti i macchinari, ogni cosa.
Si può far parte del movimento di resistenza e avere una normale occupazione. Io lavoravo nella fabbrica di Simca. Era un'impresa italiana. Il direttore, Signor Picosi, era italiano. Prima della guerra producevano automobili. Durante l'occupazione, furono costretti a produrre assi per i carri armati. Iniziammo a sabotare i macchinari durante il nostro turno. All'inizio del 1943, Hitler iniziò a perdere in alcune battaglie. Perse nella battaglia di Stalingrado, nella battaglia di Libia. Dovette mobilitare l'intera popolazione maschile, con l'occupazione di quasi tutta l'Europa. Doveva tenere rodato l'ingranaggio della guerra. È stato firmato un accordo tra il Governo francese di Pétain-Laval e l'amministrazione tedesca per creare il così detto STO (Lavoro Forzato). All'inizio ci hanno provato con la propaganda, dicendo che per un lavoratore andato in Germania avrebbero liberato dieci Prigionieri di Guerra. Non ha funzionato bene, perché pochissimi si sono offerti come volontari. Da quel momento in poi furono inviate alle fabbriche liste con i nomi di alcuni operai. Se c'era il tuo nome sulla lista, dovevi partire per andare a lavorare in Germania. Un giorno vidi il mio nome su una di quelle liste. Avremmo dovuto avere un controllo medico a Courbevoie, con un magiore tedesco. Io avevo un'ernia, che in verità non mi creava noie. Ma sono arrivato lì come fossi dolorante, dicendo che il mio medico mi aveva detto che dovevo essere operato immediatamente. Il maggiore rispose: "Non temere. Abbiamo ottimi chirurghi in Germania, avanti." Poi ho contattato i miei superiori. Fu deciso che mi sarei dato alla 'macchia' a Corèse. All'arrivo a Brives, dovevo contattare i compagni. Quando passai la linea di demarcazione, non fui capace di stabilire il contatto. La 'macchia' era sotto assedio, dopo aver fatto deragliare un treno tedesco pieno di deportati. Ero già stato controllato più volte dalla polizia con i miei documenti d'identità falsi e realizzai che la situazione stava diventando critica. Così tornai a Nanterre e dopo fui mandato a lavorare in una fabbrica nel dipartimento delle Marne. Un giorno alcuni compagni e io - stavamo producendo piattaforme in cemento - mandammo un carro di cemento dentro una caserma tedesca. Non abbiamo aspettato il nostro stipendio... Siamo partiti subito e sono tornato a Nanterre dove sono rimasto in clandestinità. Avevo una piccola stanza nel seminterrato. Mio padre non sapeva dove fossi. Pensava che fossi partito per la Germania, perché quando i nazisti e la polizia di Pétain non trovavano la persona che cercavano, si sono portati la sua famiglia. Mentre ero in clandestinità, avevamo pochissime armi, qualche rivoltella. Il mio compito era di organizzare un gruppo armato per proteggere coloro che si recavano in luogo pubblico per distribuire volantini o tenere un comizio. L'unico intrattenimento consentito all'epoca era di andare al cinema. Prima del film stesso hanno mostrato notizie/informazioni curate dai nazisti, dalla polizia francese, dal governo francese. È in quel momento che intervenivamo. Occupavamo la cabina dei proiezionisti e l'ufficio del direttore, così da non poter chiamare la polizia, e uno dei nostri compagni, solitamente Louis Meunier, si sarebbe alzato per parlare. Il nostro compito era coprirgli le spalle. Mentre si distribuivano volantini, c'era sempre un gruppo armato a proteggere i compagni dalla polizia. Lentamente la popolazione stessa, iniziò a fare da protezione. Abbiamo avuto un certo sostegno nella popolazione. All'inizio c'era soprattutto paura. Quando distribuivamo volantini, la gente si disperdeva. In seguito le cose sono cambiate. Se la polizia arrivava, avrebbero formato dei gruppi per impedire il passaggio dei poliziotti. Ciò ci permetteva di scappare. A Nanterre, nella sede dell'attuale Università, c'era un campo chiamato "campo dell'aviazione", che fu occupato dai tedeschi. Era usato per recuperare materiali, come pezzi di aeroplani abbattuti. Ci lavoravano prigionieri sovietici.
Louis Meunier e io eravamo molto vicini. Ero anche molto vicino alla sua famiglia. Ci conoscevamo dai tempi del movimento dei Giovani Comunisti. Il nostro gruppo non constava solo di giovani comunisti, ma anche di giovani cattolici, o di persone che non erano mai state affiliate a alcun gruppo. La sua morte mi ha colpito enormemente. Il giorno che fu arrestato dai nazisti, insieme a suo padre, ci eravamo separati appena un quarto d'ora prima. Il governo connivente, il sindaco del comune era stato già arrestato dalla Resistenza e dovevamo organizzarci per assumere il controllo del Municipio con l'istituzione del Comitato di Liberazione per il giorno seguente. Tutto ciò accadde il 20 Agosto 1944. I tedeschi erano ancora a Nanterre. Louis Meunier, suo padre e io ci eravamo incontrati per garantire la sicurezza dell'evento. Come dicevo, ci siamo separati. Sono andato a incontrare i compagni, con i quali mi recai a Pont Neuilly per incontrare il vecchio sindaco di Nanterre, Raymond Bardet, che era nella resistenza - era uno dei leader della resistenza dei ferrovieri. Dovevamo proteggerlo durante il suo ritorno in Municipio per il Consiglio del Comitati di Liberazione il giorno seguente. Così ci siamo separati e mentre me ne andavo per svolgere il mio compito, Louis Meunier e suo padre incontrarono uno dei compagni che erano stati imprigionati il 14 luglio, 1940. Era appena stato liberato, poiché le guardie carcerarie avevano iniziato a aprire le porte della prigione e lasciare scappare i combattenti della Resistenza. Persero tempo per questo incontro. Dunque gli ultimi tedeschi che stavano facendo esplodere l'attrezzatura dal campo di aviazione prima di partire sono passati e li hanno arrestati. Li hanno perquisiti e hanno trovato il revolver che avevo dato a Louis Meunier. A lui non piacevano le armi, ma gliene diedi una, dicendogli della necessità di potersi difendere. Hanno trovato anche il suo braccialetto FFI (Forces Françaises à l'Interieur - Forze Francesi Interne che era la Resistenza). I suoi genitori non mi hanno mai incolpato, ma mi chiedo sempre se le cose sarebbero andate diversamente, se non gli avessi dato un revolver. Temo che sia così. Tutto ha avuto un enorme impatto su di me. Sarei stato lì con loro se non avessimo deciso che avrei incontrato i compagni per la questione del sindaco. Questo mostra quanto sia sottile il filo da cui pende la vita. Solo un po' di fortuna.
Nanterre fu liberata il giorno seguente, il 21 Agosto 1944. Gli ufficiali tedeschi partirono tutti per Mont Valerién, l'unico posto dove si sentivano sicuri. Fu istituito il Comitato di Liberazione. Mont Valerién è una fortezza dell'epoca prima della Comune di Parigi. Là i combattenti della Resistenza furono uccisi. Ogni volta che la Resistenza ha attaccato le truppe tedesche. Il Generale Stüplinen ordinò che per ogni tedesco ucciso, andavano giustiziati cento combattenti della Resistenza. Abbiamo identificato 1015 corpi di persone uccise tra il 1941 e il 1944. Era un luogo per le esecuzioni. I tedeschi non potevano più muoversi, dato che tutte le strade che vi conducevano erano barricate dalla Resistenza. Alcuni tedeschi erano negli acquedotti di Parigi. Avevano intenzione di fare saltare i bacini acquiferi, ma furono catturati. Quindi ci fu uno scambio di prigionieri tra quei tedeschi e gli ultimi prigionieri che i tedeschi avevano preso e non avevano avuto il coraggio di sparare. È così che abbiamo scoperto esattamente cosa era successo a Louis Meunier. Torno ai nazisti a Mont Valérien: si sono rifiutati di arrendersi alla Resistenza. Uno di loro ha detto che si sarebbero arresi solo all'esercito regolare. Il nostro comandante è andato a trovare il Colonnello Rémy della Divisione Leclerc, che era stato messo in quarantena nel Bois de Boulogne con la sua brigata. Il Colonnello Remy salì al forte e si arresero. Non ho avuto molto tempo per godermi la liberazione. Nel periodo di transizione, ero responsabile alla sicurezza di Raymond Barbet, a sua volta responsabile della Resistenza dei ferrovieri. Aveva organizzato l'insurrezione-sciopero dei ferrovieri il 10 Agosto 1944, scatenando l'insurrezione nazionale. Ero responsabile della sua incolumità, poiché c'erano ancora collaborazionisti e pericoli in agguato. Io stesso sono salito al forte il 28 Agosto, il 29 Agosto. Siamo stati organizzati militarmente e avevo ottenuto il grado di tenente nella Resistenza e mi era stata assegnata una sezione di cinquanta combattenti nella Resistenza. La chiamammo sezione Louis Meunier in sua memoria. Ciò che provai alla liberazione? Beh, tanta gioia! Era come una grande festa. Anche quelli che non avevano fatto nulla o forse avevano approfittato della situazione ora si definivano combattenti della Resistenza. È stata una grande gioia aver liberato la Francia, anche se non era ancora finita. Alsazia-Lorena erano ancora occupate; c'era ancora la base sottomarina nell'enclave di La Rochelle. Ma in realtà è stata la liberazione. Abbiamo avuto la soddisfazione di dire che avevamo vinto. Non tutti i compagni che erano stati nel gruppo con noi si sono arruolati successivamente nell'esercito. Ma ci eravamo impegnati per tutta la guerra. Io ho continuato perché volevo vendicare Louis. Al suo funerale avevamo giurato che l'avremmo vendicato. Ciò significava combattere i nazisti fino alla fine.
Non ho iniziato subito come testimone. Anche se ero un membro dell'associazione di ex combattenti, avevo altre responsabilità politiche. Mi ero iscritto al Partito Comunista Francese nel 1943, quando ero ancora clandestino, ho assunto alcune responsabilità politiche a livello locale. Avrei partecipato alle riunioni annuali dell'ex associazione dei combattenti, ma non ero un membro attivo. Successivamente, alla scomparsa del presidente dell'associazione, amici miei mi hanno spinto alla presidenza dicendo: "Eri così attivo durante la Resistenza; sei stato responsabile per la liberazione di Nanterre con Louis Meunier, etc..." Per citare Bertolt Brecht: "il grembo della bestia ripugnante è ancora fertile"; non ci eravamo e non ci siamo liberati totalmente del fascismo. Pertanto abbiamo sentito il bisogno di informare e di agire. Nei libri scolastici di Storia, c'erano pochissime informazioni sul tempo: Il discorso del Generale De Gaulle e la Shoah. Questo è molto importante, ma non è abbastanza per spiegare la complessità della Seconda Guerra Mondiale. Ci è stato chiesto dai docenti di Storia di parlare della nostra esperienza in classe. Abbiamo pensato che fosse importante fare ancora di più e si è iniziato a organizzare gite scolastiche in diversi memoriali, i luoghi in cui sono stati commessi crimini nazisti. Abbiamo organizzato gite scolastiche a Oradour-sur-Glane, a Struthof, l'unico campo di concentramento che c'era in Francia, in Alsazia. Abbiamo preso classi da tre differenti scuole a Auschwitz-Birkenau. Vogliamo mostrare ai giovani le atrocità del razzismo e della xenofobia, la totale assenza di libertà. Ci sono molti di noi. Un compagno, Lucien Ducastel era stato deportato a Auschwitz-Birkenau. Lo facciamo anche in memoria dei compagni periti a Auschwitz. Oggi più che mai è necessario fare questo lavoro, perché in Europa perché in Europa c'è una pericolosa ascesa del fascismo. Ricordiamoci che Hitler ottenne il potere legalmente. Oggigiorno, ci sono alcuni paesi europei che hanno un governo di estrema destra. Potrebbe sembrare pretenzioso ma pensiamo di non aver finito il nostro lavoro. Dobbiamo parlare ai giovani, guidarli per il futuro, mostrare loro l'importanza di essere fraterni. Non rispondono a tutte le domande. Quando mi chiedono quanti tedeschi ho ucciso, non rispondo. Non penso sia importante. Durante una guerra c'è una sola regola: Se io non sparo per prima, lui mi sparerà. Non mi ha fatto niente e io non gli ho fatto niente. Non lo conosco. Ha una famiglia; anche io ho una famiglia. Perché allora, ci uccidiamo a vicenda? Perché? Perché quelli che decidono la guerra non sono quelli che la combattono.
Si, la nostra vita era molto difficile. Ma facemmo una scelta. Avremmo potuto alzare le gambe e guardare la TV. Ma non lo facemmo. Non so spiegare esattamente il perché. Da una lato, fu grazie al modo i cui i miei genitori mi hanno educato. Non appena fui abbastanza grande, mi dissero che cosa era il fascismo italiano. Poi fu grazie agli insegnanti a scuola, specialmente l'ultimo. Di lui ho un ricordo molto affettuoso. Ha instillato in noi i principi di lealtà, ci ha insegnato cosa significhi essere un cittadino, essere qualcuno che si è assunto delle responsabilità e ha agito nella vita.
Vincent Pascucci (1923 - 2017)
Resistenza
1940 - 1945: Sant’Angelo in Lizzola (Italia)
Armed Resistance
gruppi di resistenza
Forces unies de la jeunesse patriotique (FUJP), Francs-Tireurs et Particants (FTP)
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English translation
Original interview language (French)